CollezioneScultureMadonna delle grazieAutore: Domenico GaginiData: XV secoloDimensioni: cm. 128, scannello cm. 22Tecnica: Marmo carrareseProvenienza: Lamezia Terme, Seminario VescovileIscrizioni in basso lungo lo scannello: FRATI IO DENOCASTRO SADA SUA SOR ... |
La scultura marmorea, ora custodita presso il Museo Diocesano, appartenne in origine al Convento di Santa Maria delle Grazie di Nicastro, mantenuto dai Francescani Conventuali per buona parte del XV sec. ed un Breve di Innocenzo Vili del 1492 conferma l'edificio ai domenicani che già lo occupavano da qualche anno. Dopo il terremoto del 1638 divenne Monastero delle Clarisse e nel XIX sec. vi si istituì il Seminario Diocesano. La raffigurazione nella facciata frontale dello scannello di S. Francesco che riceve le stimmate e, nelle facciate laterali, la presenza di un frate e di una monaca oranti, confermano l'appartenenza dell'opera ai Francescani. L'iscrizione, di non chiara interpretazione, potrebbe significare che la statua veniva affidata, per essere conservata, al Frate Giovanni da Nicastro. La scultura, originariamente colorata e dorata in alcune parti, subì un grossolano intervento di ridipintura ed in tempi recenti è stata inadeguatamente ripulita per portare a vista il marmo; una vera e propria abrasione che ha eliminato la ridipintura impropria, ma anche la stesura originale, della quale restano solo piccole tracce d'oro in alcune rientranze. Il modellato fluido, tendente ad un delicato pittoricismo, la compresenza di una chiarezza strutturale di tipo brunelleschiano e di un gusto decorativo lombardo insieme alla reminiscenza di un tardo gotico, che ricordano l'esperienza del Ghiberti, portano ad attribuire la scultura a Domenico Gagini, allievo, secondo Filarete e Vasari, di Brunelleschi e influenzato dallo stile ghibertiano, che operò tra Genova, Napoli e la Sicilia nella seconda metà del 400. Questa opera nicastrese trova riferimenti formali con altri lavori del Gagini presenti a Palma di Maiorca, a Napoli ed a Siracusa ed, in particolare con la Madonna con Bambino di Marsala. Il Frangipane ritiene l'opera di Domenico Gagini o della scuola a lui coeva; certamente non è del figlio Antonello che visse tra il 1478 e il 1536, sia per motivi stilistici sia per il fatto che, nel periodo in cui fu commissionata, questi era ancora fanciullo. L'opera trova pieno riferimento nel canone rinascimentale dell'ordine strutturale che regola la rappresentazione della figura umana secondo ponderati rapporti tra le parti, condizionati dalla logica dei pesi. Sulla gamba tesa poggia il carico portato mentre l'altra gamba è morbidamente flessuosa, così il corpo, pur restando stante e composto, esprime una misurata vitalità. La linea verticale vibra in un armonico contrappunto: la testa avanza, il busto arretra ed all'anca fissa risponde quella che indietreggia. Il fulcro è nel braccio dove il Bambino si appoggia e da qui si diparte la leggera rotazione discendente che anima la figura. La luce scivola sui piani levigatissimi e si corruga nelle sottili pieghe così d avvolgere il modellato con una ritmia varia e controllata. Il tutto è regolato da una sinuosa linea coordinatrice: essa sorge improvvisa da dietro il sottile collo secondo due quasi simmetrici affluenti congiungentisi presso la mano del Bambino che sembra annodarli, da qui ridiscende con maggiore energia lungo il busto, raggiunge il braccio alzato della Donna per avvolgerlo, come un vortice; poi risale con calma verso il fulcro da dove rimossa dalla gamba agitata del Bambino, riprende energia, espandendosi in numerosi rigagnoli che calano verso la base dove, alla resistenza dello scannello, rispondono arricciandosi in onde minute e nervose. Nel corpo i ritmi chiaroscurali si svolgono con varietà di timbro, ma nel volto e sulla nuca, dove non c è alcun accenno di pieghe, tutto è chiarore, qui sembra trovarsi la sorgente della luce. Un lavoro di mente, un progetto razionale che comunque riesce a rendere la naturalezza delle cose ed a comunicare un sentimento di dolcezza offrendo l'immagine di delicata adolescente, caricata dall'arduo peso d'esser madre del Salvatore. |
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